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Una sera d’estate di ventuno anni fa: finestre spalancate, luci spente e uno stereo di quelli di una volta, quelli che ti portavi dietro in vacanza, ché magari facevi anche il figo in spiaggia con la musica a palla. Ma quella notte no: quella notte volevo sognare, come può sognare un tredicenne. Dreamland, il mondo dei sogni, era il mio rifugio e la mia ispirazione: Children, Fable, Landscape, In my dreams giravano in loop nello stereo ed erano la dolcissima colonna sonora di quella notte di pace, silenzio e caldo soffocante.
Ho questo strano dono di ricordare alla perfezione dei momenti, delle sensazioni, persino dei profumi, anche di episodi insignificanti e lontanissimi nel tempo. Ed è la musica ad accendere quei ricordi e ad accompagnarli. Era così ogni anno, ogni estate soprattutto. Era stato così con Infinity l’anno prima e con Think about the way l’anno precedente. Perché all’epoca la musica che scandiva le nostre vite era anche (se non soprattutto) quella. Con buona pace di quelli che “ma quella non è musica, è rumore”.
Poi arrivò lui, Roberto Concina, al secolo Robert Miles, ventisettenne disc jockey friulano nato in Svizzera: era l’inverno del 1996 e la sua Children sconvolse il panorama della dance e non solo, riuscendo forse per la prima volta a mettere d’accordo tutti. Mesi e mesi in vetta alle classifiche di vendita di tutta Europa e la raffica di record nelle charts dance non ne descrivono a pieno il successo. Oggi, a più di vent’anni, le radio passano ancora Children, Fable e One & One, e non solo per strizzare l’occhio ai nostalgici. Forse perché erano tanti i tredicenni che con quei brani hanno sognato e sono diventati grandi. E stasera, come in quella sera di ventuno anni fa, quelle note risuoneranno senza sosta…magari da uno di quei vecchi stereo di una volta.

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